Si sofferma sul caso razzismo dopo le accuse di Juan Jesus ad Acerbi Paolo De Paola nel suo editoriale per Sportitalia.com. Questi i passaggi principali

Ci sia permesso di ipotizzare che la ricerca del “compromesso” o del “buonsenso” nella vicenda Juan Jesus-Acerbi è assolutamente fuori luogo. Così come non c’entrano le vicende personali. Aver sofferto per una malattia è comune a milioni di persone e non per questo si possono accettare atteggiamenti sbagliati. La comprensione umana va separata dal facile buonismo. Tutta la vicenda ruota infatti attorno a un’unica parola che è “riflettere”.


Dire “nero” durante la trance agonistica equivale a un insulto. Nulla di più, non facciamo i moralisti. E invece non c’è niente di più sbagliato. Cosa c’è di più atavico e irragionevole del razzismo? La verità è che dalle situazioni scabrose si esce con un atto di onestà ammettendo lo sbaglio. E l’applicazione della regola serve a questo. A maggior ragione quando non viene compresa nella sua severità (almeno dieci giornate di squalifica). Ha il valore di una linea, da non superare, tracciata nelle nostre coscienze. Serve proprio per dire: fin lì puoi arrivare, oltre devi fare qualcosa per te stesso. Devi aiutarti per evitare guai, devi capire, devi conoscere, devi, soprattutto, studiare se non ci arrivi da solo. Se non comprendiamo questo aspetto cercando, invece, il solito, stupido, compromesso non afferreremo mai il male che facciamo agli altri e anche a noi stessi con atteggiamenti falsamente paternalistici, ma profondamente ignoranti.

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