Capello si confessa: gli aneddoti su Ronaldo e Beckam ed il "riconoscimento" a Spalletti
Essere umili, rispettosi, studiare e aggiornarsi costantemente, essere fedeli ai propri valori, saper ascoltare le opinioni di chi si ha intorno seppure nella consapevolezza che, alla fine, nelle decisioni si è sempre soli e che ogni giorno vieni giudicato su qualunque cosa. Questa la ricetta del successo che Fabio Capello, uno degli allenatori più vincenti della storia del calcio italiano, ha condiviso oggi a Catania con la nutrita platea del "Sicily Business Forum".
Capello ha messo l'accento sull'importanza di saper individuare e gestire i tipi di leader diversi: quelli in campo, quelli dello spogliatoio, quelli positivi e anche quelli negativi, come Ronaldo il Fenomeno, definito da Capello il "numero uno, quello con più qualità in assoluto" tra i giocatori che ha conosciuto, ma anche un calciatore il cui comportamento dentro e fuori dal campo, lo esasperò al punto da decidere di allontanarlo. "Si rifiutava di impegnarsi per rimettersi in forma e aveva un'influenza negativa su altri 7-8 giocatori che si facevano trascinare nei suoi bagordi serali". Un ricordo che viene contrapposto invece a quello di David Beckham, ricordato dall'allenatore come un modello di leader positivo: "un ragazzo splendido, di un'umiltà unica".
E rispondendo alla domanda in merito a chi tra gli allenatori del panorama attuale incarni il suo modello di leadership, Capello ha risposto: "Considerato quello che ha fatto a Napoli, direi Luciano Spalletti". Infine, il segreto per reggere la pressione. "Io ho avuto una forza: in casa non si parlava mai di calcio e io non leggevo mai i giornali, né quando vincevo, né quando perdevo. In casa non ho mai portato un trofeo, li tengo in cantina, perché per me quando hai vinto hai fatto solo il tuo lavoro e devi pensare al dopo".