I numeri, certo. Le tattiche, i moduli, i sistemi di gioco: Thiago Motta nella sua carriera da allenatore ha fatto tesoro degli insegnamenti dei tanti allenatori che ha avuto e nelle sue ultime esperienze ha giocato col 4-2-3-1 o col 4-1-4-1 ma dategli un vero numero 10 e lo farete felice. Lo confessa lo stesso italobrasiliano, neo-tecnico della Juventus, nella prefazione dell'ultimo libro di Walter Veltroni «Numeri 10. Incontri con i grandi del calcio». Da Michel Platini a Francesco Totti, da Roberto Baggio e Fabio Capello a Gianfranco Zola: Walter Veltroni dialoga sul filo della memoria con i fuoriclasse che hanno fatto la storia di questo sport. 

I ricordi di Pelè per Thiago Motta

Thiago Motta attacca con l'idolo indiscusso del suo paese: "Durante la mia infanzia, i racconti di mio padre sul calcio vertevano su due argomenti: i fatti legati alla sua squadra del cuore, il Palmeiras, e le giocate, le partite e tutto ciò che riguardava un unico giocatore, ovvero Edson Arantes do Nascimento… Pelé. E dopo si dibatteva, o meglio: con personale calore e affetto dibatteva lui, su quanto reputasse lontani dal livello di Pelé mostri sacri quali Rivelino, Rivera, Cruijff, Zico; giocatori che hanno segnato epoche calcistiche e che hanno fatto sognare ed emozionare milioni di tifosi, ma che, a dire di mio papà, non erano comparabili alla grandezza di Pelé".

Da Pelè a Maradona

Più vicino alla sua epoca è Maradona: "Poi serbo il ricordo delle prime emozioni di quando, attraverso i video delle loro partite, scoprivo giocatori come Maradona (rispettato e in un certo qual modo anche amato pure dai brasiliani), oppure ancora Platini, Baggio. Infine, ci sono le mie esperienze personali. Ho avuto il privilegio di affrontare in campo fuoriclasse come Zidane, Totti o Del Piero, ma anche di condividere lo spogliatoio con giocatori e mostri tecnici quali Rivaldo, Ronaldinho e infine Lionel Messi. Da giovane calciatore, la mia ammirazione per Rivaldo mi spinse persino ad avere la stessa marca dei suoi scarpini, nella inconscia e ovviamente impossibile speranza di effettuare giocate simili alle sue. Gli allenamenti e le partite in squadra con Ronaldinho sono rimasti impressi non solo nella mia mente, ma hanno lasciato un segno altrettanto indelebile nelle mie emozioni".

I numeri 10 che fanno sognare Thiago Motta

"Con ciò voglio dire che questi grandi giocatori, i famosi numeri 10, hanno sempre avuto la capacità e il dono di farci sognare, trasmettendoci ogni volta emozioni che si generano non solo attraverso le loro invenzioni in campo, ma anche attraverso il loro ruolo in squadra: che non è solo quello di andare in gol, o di facilitarlo per i grandi bomber, ma soprattutto di coinvolgerci emotivamente e sentimentalmente attraverso il loro momentum creativo.

È idea comune ormai considerare che il calcio di oggi, a causa dell’evoluzione imposta dalla tecnologia e dell’esigenza di un ritmo di gioco sempre più alto, sia un nemico della creatività e in particolare di quella dei numero 10: non sono d’accordo. Ogni allenatore, infatti, idealmente aspira a costruire una squadra che riproduca collettivamente le stesse emozioni, gli stessi sogni, le stesse passioni che un numero 10 è in grado di trasmettere, toccando il cuore dei tifosi. Per questo, un numero 10 con quel talento troverebbe di nuovo spazio anche nel calcio odierno. Sono altrettanto convinto che altri giocatori si imporranno sulla scena calcistica, continuando a tramandare la tradizione del numero 10, cambiando il corso di una partita con una giocata, esaltando l’amore di milioni di tifosi, con un tocco tecnico ed elegante, un’invenzione che richiamerà alla memoria di tutti noi le gesta dei loro grandi predecessori".

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