Milan, Leao esalta Conceicao e affossa Fonseca: il retroscena
Il numero dieci rossonero ha parlato della mentalità del nuovo allenatore e spiega perché non ha digerito le tre panchine consecutive
La prestazione convincente e brillante contro l’Inter di Rafa Leao (seppur da subentrato per il problema all’adduttore) ha rimesso al centro del progetto il talento di Almada, grazie sopratutto anche alla cura di Sergio Conceicao. Eppure le prestazioni sottotono e talvolta svogliate del numero dieci sotto la guida di Fonseca hanno fatto storcere il naso a qualche tifoso e lo stesso futuro dell’attaccante sembrava lontanissimo dal capoluogo lombardo. Spesso però nel mondo del calcio le cose cambiano in un battito di ciglia e Rafa in un paio di settimane sembra essersi ripreso il Milan grazie al piglio determinante con il quale è entrato nel derby e all’assist vincente per l’”amico” Tammy Abraham al minuto 93’ nella finalissima di Riyad che è valsa per il popolo rossonero l’ottava Supercoppa della sua storia . Tanti i sogni ancora nel cassetto dalla Champions League al Pallone d’oro per un giocatore che con la maglia del Diavolo ha fatto vedere solamente a sprazzi il suo potenziale. Nel corso di un’intervista al Corriere dello Sport il portoghese ha rilasciato diverse dichiarazioni sul suo momento di forma, sul nuovo allenatore e sul rapporto morboso con Paulo Fonseca.
Leao: “Concecaio ha portato una nuova mentalità”
“Sergio Conceicao ha portato energia e una nuova mentalità. Così siamo arrivati a vincere la Supercoppa e farlo è stato importante per tutti. Io qui ho già conquistato uno scudetto, che è la cosa più grande da vincere dopo la Champions, ma con le parole non sono mai riuscito a descrivere cosa avevo provato. Adesso certe sensazioni le hanno provate tutti e dobbiamo andare avanti su questa strada. Vincere un derby in quel modo è stato stupendo: ci ha ricordato che siamo sulla strada giusta per mettere in bacheca altri titoli importanti. Qualcosa in noi è cambiato. Energia e mentalità di cui parlavo prima si sono viste contro la Juventus e contro l’Inter. Chi era fuori per infortunio ha scelto di essere “dentro” la squadra, di dare il suo contributo dalla tribuna: è stato uno step in più. Un messaggio per noi e per gli altri, le due rimonte vittoriose lo confermano".
Il rapporto con Fonseca e le tre panchine consecutive
Il numero dieci rossonero parla in questo modo del rapporto col suo ex allenatore, evidenziando le tra panchine consecutive tra campionato e Champions League. "Sulla nostra relazione non ho nulla da dire, anche se all’inizio un paio di situazioni abbiamo dovuto risolverle. Ha cercato di fare il suo lavoro, di applicare le sue idee e io credo che ci sia sempre da imparare. Ma non ha funzionato e se doveva rimanere o meno, non lo decido certo io. A Fonseca auguro il meglio per il suo futuro. Se le tre panchine consecutive mi hanno caricato o fatto arrabbiare? Un po’ e un po’. Credo che una spiegazione si possa dare, però a volte gli allenatori fanno così. Era la prima volta che mi succedeva al Milan e ho anche imparato. Se mi ricapiterà, e spero di no perché voglio stare sempre in campo, sarò più consapevole di cosa devo fare ovvero rimanere concentrato, non buttarmi giù o perdere la fiducia in me stesso. In ogni caso il passato è passato e io guardo con fiducia al futuro".
Il sogno Champions League e l'ambizione di vincere il pallone d'oro
“Negli ultimi anni ho capito che il calcio è cambiato: contano tanto le statistiche e si guarda ai numeri di gol e assist, più che le prestazioni. Io sto cercando di diventare più cattivo davanti alla porta. Ovvio il Pallone d'Oro è un sogno, ma per me la cosa più importante è vincere un grande trofeo con la squadra. Il Pallone d’oro è una conseguenza dei risultati con il club. La mia prima ambizione è conquistare la Champions League. E per riuscirci so di dover fare la differenza in ogni incontro, di dover essere importante per il Milan”.