Sacchi: In A Juve noiosa anche con Ronaldo, vi rivelo un aneddoto
Di Real-City in diretta ha visto «Solo un pezzetto perché avevo un impegno di lavoro. Ma l'ho registrata e poi l'ho vista tutta» ed ovviamente ne è rimasto estasiato come tutti. A Il Giornale Arrigo Sacchi esalta i due allenatori che pure si dicono suoi «allievi» («Mi fa piacere. Hanno una concezione del calcio analoga alla mia. I risultati si ottengono attraverso il gioco di squadra. Il singolo fuoriclasse non fa la differenza se non c'è spirito di gruppo, sebbene Carlo e Pep abbiano suonato spartiti diversi: Ancelotti ha puntato sugli inserimenti in profondità, Guardiola sul controllo di palla»)e ricorda il suo Milan
«Quando Berlusconi mi chiamò, il Milan aveva 30mila abbonati. L'anno dopo quel numero era triplicato. In campo non c'erano 11 attori allo sbaraglio che recitavano ognuno per conto proprio, ma un cast affiatato che rispettava la medesima trama. E così quel film divenne un colossal».
In Italia non si vede uno spettacolo simile
«Il nostro è il campionato degli allenatori che, salvo poche eccezioni, privilegiano la tattica alla strategia. Si aspetta l'errore dell'avversario per approfittarne e trarne vantaggio. Un approccio parassitario che è lo specchio di un Paese storicamente estraneo alla mentalità propositiva e allergico all'impegno collettivo. Tempo fa in Italia vidi una partita del club dove giocava Ronaldo. Era completamente avulso dalla squadra. Una noia mortale. Ci fu un guizzo vincente, ma io in quell'attimo feci uno starnuto e mi persi il gol di CR7. Morale del racconto? Il singolo, se non fa parte di un insieme, è solo come un bel soprammobile su una tavola disadorna».