Il caso Acerbi e il presunto insulto razzista ai danni di Juan Jesus continuano a tenere banco. E le parole del difensore dell’Inter al Corriere della Sera non sono servite per spegnere la polemica. Il tema razzismo rimane molto forte in Italia e a parlare della sua esperienza personale ci pensa l’ex Ze Maria intervenuto alla trasmissione Radio Goal.

Mi meraviglio che succedono ancora queste cose tra colleghi e nel mondo del calcio in gemerale. Predichiamo sempre che ci sia fratellanza anche tra noi giocatori, e poi vediamo queste cose. Siamo tutti bravi a parlare e poco bravi ad eseguire. Il Napoli fa bene a reagire in questo modo e difendere Juan Jesus. Poche volte ho visto Juan arrabbiarsi, ha parlato con l’arbitro che sicuramente ha sentito e se non l’ha sentito ha sicuramente visto Acerbi che chiede scusa, ma scusa per cosa? Ad Acerbi bastava solo riferire la verità, riportare quello che aveva detto. A me è successo che qualche tifoseria non mi ha voluto per il colore della mia pelle. Quando dovevo andare al Verona e uscì la voce sui giornali, il mio procuratore era Pastorello e mi avvisò della reazione dei tifosi dell’Hellas contro di me. A quel punto non mi è interessato più andare lì. Quando è venuto fuori il caso Maignan, ho incontratoThuram e altri personaggi del calcio che sono stati vittime di razzismo e abbiamo concordato che nel periodo in cui giocavamo noi non abbiamo avuto il coraggio di denunciare. Dovevamo avere la forza di uscire dal campo, magari provando ad avere anche l’appoggio dei nostri avversari. Avremmo dato un segnale molto importante

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