Dal mondo del pallone si è staccato subito dopo aver appeso le scarpette al chiodo: Pierino Fanna non ci ha neanche pensato mai a fare l'allenatore o il dirigente, ha voltato pagina una volta smesso di giocare. Senza grandi rimpianti. Il calcio di oggi non gli piace e non lo segue («Poco o niente. È diventato per i miei gusti troppo fisico e fuggente. Le rose si sono gonfiate a dismisura e non si fa in tempo ad affezionarsi a un calciatore che già va via. Si gioca all’infinito, ma non ci sono più favole da leggere») e si confessa al Foglio.

Fanna e la Juventus

Si parte dall'esperienza agrodolce alla Juv_ "All’inizio l’impatto è stato bellissimo. Poi, domenica dopo domenica, ho cominciato a giocare meno e, a poco a poco, mi sono spento. A me piaceva correre, dribblare, partire e ripartire. Un istinto gettato alle ortiche, da chi mi faceva giocare una volta sì e tre no. Avevo perso in fretta i capelli e la voglia di volare".

La rinascita a Verona

Poi però arriva la chiamata del Verona di Bagnoli_ «Mi acquista dalla Juventus per un miliardo e duecentomila lire. Una cifra, che per un singolo calciatore non avevano mai sborsato. Sì, lì ho ritrovato il paradiso delle mie origini, ai margini del mondo che contava. Lì ho ricominciato a volare. Osvaldo Bagnoli, a cui devo la mia intera felicità calcistica, mi ha capito, lasciandomi libero di seguire il mio istinto, come quello che mi allenava quando ero bambino. Ricordo una famiglia, un padre, tanti fratelli, Domenico Volpati era quello maggiore, uno spogliatoio unito e granitico, come non avevo conosciuto prima e non avrei più ritrovato dopo».

Il no al Napoli di Diego

Dopo lo scudetto veronese arriva l'Inter:  «Con il senno di poi è stato un errore. A Milano ritrovavo Giovanni Trapattoni, l’allenatore del feeling mai sbocciato ai tempi della Juve. Purtroppo, è accaduto, una, due volte, sempre. Andavamo in vantaggio e, in tempo reale, si alzava la paletta che sanciva l’ingresso di un difensore al posto mio. E, sostituzione dopo sostituzione, ho perso, una volta ancora, la felicità di essere me stesso. Il campione d’italia Pierino Fanna si vedeva costretto a correre a fari spenti, senza né luce, né certezze. E pensare che mi era arrivata un’offerta dal Napoli di Maradona, ma io avevo voluto fortissimamente l’inter, la squadra per cui tifavo da bambino. Hanno detto e scritto che io avrei avuto un problema con le grandi città. La verità è che all’epoca gli allenatori dettavano non solo le formazioni, ma anche la cornice e le incompatibilità. A distanza di tanto tempo, posso dire che io e il grandissimo Trapattoni non eravamo fatti l’uno per l’altro».

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