Stefano Tacconi in posa coi trofei vinti
Stefano Tacconi

Un'emozione dopo l'altra per Stefano Tacconi. Dopo il ritorno allo Stadium per Juve-Napoli, l'ex portiere della Vecchia Signora e della Nazionale italiana è stato ospite di Mara Venier a Domenica In, su Rai Uno, dove ha raccontato la terribile esperienza dell'incidente e della convalescenza. Al suo fianco il figlio Andrea, decisivo per la sua salvezza, e la moglie Laura Speranza. Più volte l'ex numero 1 non ha trattenuto la commozione, emozionando anche il pubblico in studio e a casa. 

Tacconi racconta la sua esperienza 

Lo stesso Tacconi ha raccontato come sta: "Adesso sto un po' meglio, l'abbiamo passata abbastanza brutta. Non se l'aspettava nessuno, ma dietro l'angolo ci sono sempre degli scheletri un po' particolari. Ho ancora qualcosa da fare, ma la partita diciamo che l'ho vinta. Ho notato che dopo quello che ho avuto io molto spesso ci sono sempre delle ricadute particolari, allora devo starci attento". Quindi il ricordo di quanto accaduto due anni fa: "Avevo fatto una serata con mio figlio, ci stavamo preparando per una mattinata benefica ad Asti e ho cominciato a sentire un po' di mal di testa. Meno male che mio figlio era con me, dopo pochi secondi dal mal di testa sono entrato in coma (e qui Tacconi è scoppiato a piangere, ndr). Le prime cure le ha fatte lui, il massaggio cardiaco. Poi non ricordo più niente, mi sono risvegliato dopo 15 giorni. Mio figlio Andrea e mia moglie Laura adesso sono diventati i miei badanti, li chiamo così adesso".

Le lacrime di Tacconi e l'abbraccio con Mara Venier

Dopo la messa in onda di un filmato che ha ripercorso la sua carriera e la sua storia, sommerso dagli applausi e abbracciato da Mara Venier, Tacconi ha pianto di nuovo. "Ho avuto sempre tanto affetto". Poi sono entrati in studio con lui la moglie e il figlio e hanno ricordato i trascorsi in una Domenica In del passato: "C'erano Giucas Casella, Stefano Masciarelli, Bisteccone. Sono stato fortunato a fare il calciatore, altrimenti non sarei qui a raccontarlo", le parole di Stefano. Quindi Andrea, sull'incidente: "L'istinto mi ha portato a metterlo nella posizione giusta, a vedere dove fosse la lingua. Gli ho messo le mani in bocca e sono riuscito a tirargliela fuori". Quindi la moglie Laura: “Era il mio compleanno, li aspettavo per la serata, non mi chiamava nessuno però dal mattino. Poi ho ricevuto una chiamata da Asti, mi informavano dell'aneurisma e che era gravissimo. Andrea non riusciva a mettersi in contatto con me. Quando si è svegliato, Andrea gli ha detto che la Juve aveva vinto e lui ha fatto col pollice ok. C'erano tanti tifosi all'esterno che urlavano il suo nome ed è stato pazzesco, una cosa che non si dimentica”. Tacconi, dopo aver pianto ancora, ha aggiunto: "Ieri sono tornato allo stadio, alla grande. Chi semina bene, raccoglie". 

La convalescenza di Tacconi e i retroscena sulla moglie

Ancora Tacconi sul suo dramma: "Ad Alessandria m'hanno operato due volte. Dopo la prima il medico non era tanto soddisfatto, m'ha voluto riaprire la testa un'altra volta per mettermi in sicurezza. Poi m'hanno operato altre volte, alla colecisti e a una gamba per una trombosi. Ho sempre pensato di farcela, m'hanno aiutato molto i malati che erano con me e stavano peggio. Mi sono detto che ero fortunato". E poi: "Questa vicenda m'ha fatto diventare romantico, prima ero un orso. Ho conosciuto Laura in ritiro, lei era Miss Trentino, veniva dall'esperienza a Miss Italia. Ci conoscemmo a una cena, ero ancora sposato, mi sono comportato da birichino. Le ho detto che dovevo sistemare una cosa e di aspettarmi, lo ha fatto. Mandai un autista e una macchina a prenderla con dei fiori e l'ho portata a Torino a vivere con me. In realta erano due le Miss e puntavo di più un'altra, più abbondante. Litigavamo spesso, quando alzava la cresta la mettevo incinta".

L'amicizia tra Tacconi e Schillaci e le prossime tappe

Le ultime parole ancora sulla Juve e naturalmente su Schillaci: "Ci ho fatto dieci anni, è stata un'esperienza particolare. Ormai piango sempre, per tutto. Stavo per piangere anche quando la Juve s'è mangiata un gol contro il Napoli. Schillaci? Era il mio figlioccio. C'è un vecchio detto secondo cui vanno via sempre i migliori: i peggiori invece restano qua a romper le balle. Quando Totò è arrivato alla Juve era un po' spaesato, io ero capitano, mi venne naturale dargli una mano. Dovevamo fare una serata venerdì sera, invece c'è stato il funerale. Mi mancheranno le serate con lui, siamo stati in Giappone insieme, a New York. Me lo portavo sempre dietro. Cosa mi aspetta adesso? Fisioterapie, ho la gamba destra un po' ballerina. Sono ancora con la stampella, spero di buttarla presto via e di liberare i badanti". 

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