Ultima chiamata per Southgate. Dopo il terzo posto nel Mondiale del 2018, la finale persa ai rigori a Wembley con l'Italia nello scorso Europeo e la beffa subita nel finale dalla Francia agli ultimi Mondiali, al C.T. inglese ora si chiede un trofeo. E magari anche una mentalità meno conservativa, che sembra essere stata confermata dalle convocazioni, che hanno già fatto parecchio discutere.

Gruppo C, l'Inghilterra

Southgate ha rinunciato a diversi suoi fedelissimi (come Maguire, Henderson, Kalvin Phillips e Sterling), dando fiducia ai giovani e premiando i giocatori più in forma (si spiega così la folta rappresentanza del Crystal Palace). A farne le spese sono stati anche Grealish e Rashford, tagliati a sorpresa, mentre invece a Sancho non è bastato raggiungere la finale di Champions League con il Borussia Dortmund per conquistarsi un posto in extremis tra i 26 convocati. Esclusioni eccellenti che responsabilizzano ulteriormente i giocatori più attesi, vale a dire Bellingham, Foden e Saka: è del resto cambiato il loro status, non si possono più considerare giovani promesse, ma a loro si richiede di diventare i trascinatori di questa rinnovata Inghilterra. Partiranno alle spalle di Kane, reduce da una stagione da 44 reti in 45 partite con il Bayern Monaco ma incredibilmente ancora a secco di trofei: una maledizione che spera di interrompere, una volta per tutte, proprio in Germania. Tra i tanti volti nuovi, occhi puntati su Cole Palmer, definitivamente esploso al Chelsea, e al giovanissimo Kobbie Mainoo, centrocampista classe 2005 tra le poche note liete nella problematica stagione del Manchester United. Southgate non ha ancora sciolto gli ultimi dubbi: non è chiaro chi affiancherà Rice in mezzo al campo, così come potrebbe rivelarsi rischiosa la scelta di affidarsi a Shaw (fermo da febbraio) nel ruolo di terzino sinistro.

Gruppo C, la Danimarca

Nel girone i Tre Leoni ritroveranno quella Danimarca contro la quale, tre anni fa, disputarono una tiratissima semifinale, decisa ai supplementari. Rispetto ad allora, la selezione guidata da Hjulmand non è cambiata troppo negli uomini, ma non sembra in grado di ripetere quel cammino così esaltante. Alcuni giocatori sono calati di rendimento (è il caso, per esempio, di Mæhle e Delaney), altri sono semplicemente invecchiati (Kjær), altri ancora non hanno mantenuto le attese (Dolberg, tornato però a segnare con una certa regolarità con l'Anderlecht, e l'ex doriano Damsgaard). Appaiono invece inspiegabili le esclusioni di giovani emergenti come O'Riley del Celtic (nato peraltro in Inghilterra e naturalizzato danese nel 2022) e Frendrup del Genoa (per rendimento, tra i migliori centrocampisti della Serie 2023-24). L'asse centrale della squadra - con il blaugrana Christensen a guidare la difesa, la forza fisica di Højbjerg in mezzo al campo, la visione di gioco di Eriksen in cabina di regia e i progressi dell'ex atalantino Højlund (ripresosi dopo una partenza timida al Man Utd) in attacco - può in ogni caso rendere discretamente fiduciosi i supporter danesi, desiderosi di riscattare il brutto Mondiale disputato in Qatar.

Gruppo C, la Serbia

Ad aggiungere un po' di pepe al girone ci penserà la Serbia, una nazionale impossibile da pronosticare per definizione, che ha sempre fatto dell'imprevedibilità il suo tratto distintivo. Il fatto che, dopo lo scioglimento della Jugoslavia, non si fosse mai qualificata a neanche un'edizione dei Campionati Europei la dice lunga sull'incostanza di una nazionale tradizionalmente ricca di talento, ma quasi mai in grado di rispettare le aspettative. E la Serbia attuale, sempre allenata dal leggendario Piksi Stojkovic, sembra per la verità avere pure qualcosa in meno rispetto alle selezioni sempre uscite ai gironi negli ultimi due Mondiali: elementi come Tadic, il bianconero Kostic (parecchio deludente nell'ultima annata) e il bomber Mitrovic il meglio sembrano averlo dato, mentre Milinkovic-Savic ha inevitabilmente perso appeal dopo il trasferimento milionario in Arabia Saudita. Vlahovic, galvanizzato dal gol decisivo nella finale di Coppa Italia, è chiamato a un esame importante per la sua carriera, mentre Jovic avrà lo stesso ruolo da subentrato che ha svolto tutto sommato bene con il Milan. I giovani serbi più interessanti giocano entrambi in Italia: Samardzic (Udinese) e Ilic (Torino) probabilmente non partiranno titolari, ma potrebbero trovare spazio nel corso del torneo.

Gruppo C, la Slovenia

Conclude il girone la Slovenia, che torna a disputare una fase finale di un Europeo a 24 anni di distanza dalla prima storica partecipazione: indimenticabile l'esordio, un 3-3 pirotecnico proprio contro l'allora Jugoslavia. Una nazionale solida, molto fisica (in particolare in difesa, con Drkusic del Sochi e Bijol dell'Udinese quasi insuperabili nel gioco aereo) e con almeno un paio di eccellenze: Oblak in porta e l'attesissimo Sesko, obiettivo di mercato di Milan e Arsenal tra le altre, in attacco. Manca un po' di qualità: chissà che non riesca a garantirla il 36enne Ilicic, tornato in nazionale dopo due anni e mezzo di assenza e subito in gol, con una giocata tipica del suo repertorio, nell'amichevole vinta contro l'Armenia.

Alberto Farinone

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