Il 2-2 di ieri della Juve col Parma ha rimesso sotto accusa la difesa bianconera (sei gol presi in 4 giorni) e amplificato i dubbi su Thiago Motta che appare sempre più in confusione. Ivan Zazzaroni traccia un parallelismo con la vecchia gestione impietoso sul Corriere dello sport.

Il paragone di Zazzaroni

Il direttore del quotidiano sportivo romano premette che Motta ha bisogno di tempo, ma sottolinea: "Singolare è però la fedeltà ai pari: nell’anno in corso sono già 16 su 30, soltanto nel 1956 la Juve ne collezionò uno in più e io dovevo ancora nascere. Sei delle sedici ics appartengono a Thiago che ha cinque punti in meno rispetto ad Allegri, pur esibendo la seconda miglior difesa del campionato e il quinto attacco. Dice: ma perché parli sempre di Allegri? Risposta: i confronti con chi li dovrei fare? Con Carcano?

Visto che non amo richiamarmi solo ai numeri, procedo con l’analisi della sfida col Parma. Nella prima parte ho visto la Juve di Max (aridaje) senza Szczesny, l’infortunato Bremer, Rabiot e Chiesa, sostituiti da Di Gregorio, Cabal, Thuram e Conceiçao, l’acquisto migliore, l’Harry Potter degli strappi: in campo c’erano Cambiaso, Gatti, Danilo, Locatelli, Weah, McKennie e Vlahovic. Dunque una squadra oggettivamente più povera di qualità e esperienza, per cui la superiore corsa, l’aggressività e il meritatissimo vantaggio del Parma non mi hanno sorpreso.

Zazzaroni e l'esultanza di Lautaro

Poi prosegue: "A fine ottobre la Juve è a sette punti dal primo posto ed è stata scavalcata dall’Atalanta. Restano invece quattro i punti tra Napoli e Inter: Inzaghi è uscito bene da una partita semplificata dall’espulsione di Goglichidze dopo appena mezz’ora. Non c’è stata sofferenza, stavolta, ma nemmeno brillantezza. Solo superiorità. Frattesi ha costruito il risultato con una doppietta e devo dire che sulla partita del Castellani c’è poco altro da aggiungere. Se non che Lautaro ha ritrovato il gol, il suo 134esimo: il fatto che l’abbia festeggiato come se fosse quello decisivo nella finale del Mondiale è significativo del momento dell’argentino, che era e resta il miglior attaccante del torneo.

Si passa al Milan: "Ogni volta che vedo giocare il Milan penso a una Ferrari alimentata a gpl. La squadra è forte, il gruppo completo, anche col Napoli ha avuto momenti di ottimo calcio: e allora come fa ad avere soltanto 14 punti sui 27 potenziali? Di chi è la colpa? Di Elliott? Di Cardinale? Del dio Ibra? In altre parole, di una società impreparata o, più banalmente, di Fonseca? Il Milan ha Maignan, Theo, Leao, Reijnders, Loftus-Cheek, Morata, Pulisic, Fofana, oltre a ricambi di livello. Qualche giocatore è però caratterialmente complicato e penso che dovrebbe essere gestito con le pinze. Fonseca non è un allenatore scarso, tutt’altro, ma è un falso umile e talvolta non arriva ai suoi...Mi sembra di capire che tra il tecnico e parte della squadra la sintonia non sia eccezionale".

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