Milan: Furlani spiega addio Maldini e Ibra quale è suo ruolo
I dirigenti rossoneri si confessano alla Harvard Business School e riassumono il progetto cui stanno lavorando all'interno della società di Cardinale
La prestigiosa Harvard Business School ha pubblicato un lungo documento (24 pagine) in cui analizza il progetto del Milan dall'arrivo di RedBird e in cui diversi protagonisti della società, tra cui anche l'amministratore delegato Giorgio Furlani e Ibrahimovic, hanno preso la parola per esprimere il proprio punto di vista.
Furlani e l'addio di Maldini
Significativo l'intervento di Furlani sull'addio di Paolo Maldini che tanto ha fatto soffrire i tifosi rossoneri: "È stata una decisione storica quella di lasciarlo andare, per quello che ha significato per il club e per la sua autorevolezza. Ma se volevamo realizzare la visione che Gerry aveva per il club dovevamo cambiare e andare avanti". Un altro addio doloroso è stato quello di Sandro Tonali, dopo il quale l'ad rossonero ha raccontato addirittura di essere stato minacciato di morte: "Ero consapevole della volatilità che deriva dal fatto che i media e i tifosi parlano del nostro club, ma ho capito che non c’è modo di sfuggire a quello che dicono in televisione o scrivono sui giornali. Ti colpisce davvero nei giorni negativi. E poi ci sono giorni ancora peggiori, come quando ricevo minacce di morte, per esempio quando abbiamo venduto Tonali, uno dei nostri migliori giocatori. È in quei momenti che ho pensato: ‘Okay, queste cose non te le insegnano alla Harvard Business School”.
Ibra non si smentisce
Zlatan Ibrahimovic ha parlato invece del proprio ruolo all'interno del club: "Giorgio e io ci siamo incontrati per la prima volta quando è arrivato durante il periodo di Elliott. Quando è diventato CEO, ci siamo seduti per parlare e gli è piaciuto abbastanza l'incontro da incoraggiare Gerry a incontrarmi. Inizialmente Gerry ha detto che non voleva assumere ex giocatori, ma Giorgio lo ha convinto che fossi diverso. Quando si tratta di numeri, ci affidiamo a Giorgio. Quando inizia a fare i suoi calcoli, ad esempio su quali giocatori possiamo permetterci, è un mostro. Io sono Zlatan e il mio ruolo è essere Zlatan. Ho molto da imparare, ma penso di avere anche molto da dare e volevo essere in una posizione in cui posso fare la differenza. Una delle mie responsabilità qui al Milan è far crescere la mentalità vincente della squadra, per assicurarmi che la squadra dia risultati. Dico ai giocatori: 'Quando sei qui al Milan, se ottieni risultati, puoi fare la storia'. Sono vicino alla squadra ma non troppo, sono in una posizione diversa rispetto a quando ero un giocatore insieme a molti altri che sono ancora in squadra".