Milan, Serafini spiega cosa significherebbe esonero Fonseca
Il cronista di fede rossonera analizza il momento delicato del Diavolo e si pone una domanda inquietante legata al nuovo stadio
Le montagne russe su cui sta scivolando questo Milan preoccupano tutti. Soprattutto perché sono più le discese che le risalite. La sconfitta col Napoli a San Siro ha azzerato tutti i motivi di ottimismo e ha sprofondato l'ambiente nella depressione. Su Milannews Luca Serafini fa il punto della situazione.
Per Serafini esonero Fonseca è ammissione di colpa
Il cronista tifoso rossonero scrive: "In questo clima è assai difficile recuperare fiducia e autostima in quello che si cerca di fare. Qualche vittoria qua e là (Venezia, Lecce, Udinese, Bruges e soprattutto derby) hanno spazzato via la nebbia che si è puntualmente ripresentata più fitta che mai. L'allenatore è sul patibolo, firmatario delle sue responsabilità nelle scelte, nel gioco, nel bilancio in rosso sia in Italia che in Europa. Mandarlo via adesso sarebbe un'ammissione di colpa corroborante per tutte le accuse mosse dal momento della sua scelta.
"La gestione del caso Leao, l'alternanza dei centrali in difesa, l'apparente serenità con cui accoglie le querelle e le sconfitte, sono indizi di una solitudine sempre più rumorosa in un silenzio inquietante, senza che vi sia contraddizione. Monza, Madrid e Cagliari sono le ultime 3 trasferte, le prossime, che decideranno quale piega definitiva prenderanno la stagione e la panchina"
Il dilemma dello stadio
Poi Serafini conclude: "Galleggiare nella mediocrità non sta bene a nessuno che abbia a cuore le sorti del Milan, ma la domanda che ci si pone è se bisognerà davvero aspettare il nuovo stadio (con le prime stagioni di ricavi, quindi un lasso di tempo che sfiora i 10 anni...) per tornare a vincere o quanto meno a sognare. In settimana la notizia che altri 15 milioni sono stati destinati al progetto di San Donato. Mi domando se avremo uno stadio nuovo prima di riavere una squadra competitiva e con essa un'aria più respirabile di quella pesante in cui siamo immersi. E che ci opprime"