Sinner snobba Mattarella, Berrettini l'unico a ricordarlo con trasporto al Quirinale
Il gran rifiuto trasforma Jannik nel convitato di pietra della festa dell'Italtennis: parole di vero affetto solo da "The Hammer".
Forse la prossima volta gli converrà darsi un pizzicotto, mettersi sull'aereo e sorbirsi questa “seccatura” di mezz'ora, non di più, al Quirinale. Jannik Sinner è finito al centro delle polemiche per il discusso no a Sergio Mattarella alla festa celebrativa del magnifico 2024 dell'Italtennis. Troppo stress, troppo stancante: questa la surreale motivazione con cui i medici (?!?) hanno imposto a Sinner di non strapazzarsi dopo le fatiche degli Australian Open. Per il popolo del web, una chiara scusa e nulla più. Jannik si è “dato malato” e, con tanto di ideale certificato medico, ha snobbato la cerimonia. Lui, del resto, a questi eventi mediatici è allergico e non da oggi: impossibile dimenticare i no a Sanremo, ma anche il forfait alle Olimpiadi con una motivazione che all'epoca fece sorridere, la tonsillite.
Sinner, no a Roma e sì a Las Vegas
Ad accrescere lo scetticismo, la notizia - fresca fresca - del sì di Sinner a una singolare esibizione sul cemento di Las Vegas a pochi giorni dal via del torneo di Indian Wells, qualche giorno dopo la conclusione dell'ATP 500 di Doha. Jannik sarà protagonista l'1-2 marzo di un appuntamento con Zverev, Fritz e Paul e - al femminile - con Sabalenka e Osaka. Nella città dell'azzardo, Sinner si è giocato un po' della sua reputazione: in tanti, infatti, hanno immediatamente criticato una scelta che tuttavia ha una sua logica, quella di preparare l'azzurro al fuso orario di Indian Wells e alla superficie del primo dei due appuntamenti del prestigioso Sunshine Double americano di marzo. Difficile, però, scampare a battutine sul web come: “Mezz'ora da Mattarella era troppo stancante, due giorni a Las Vegas no”. Oppure: “I medici stavolta gli hanno dato il permesso?”.
Berrettini il solo a ricordare Jannik col sorriso
Al Quirinale Sinner è stato certamente citato, evocato e celebrato in contumacia, ma di sfuggita. Quasi "di maniera". Mattarella, Binaghi, Malagò lo hanno ovviamente nominato ed esaltato, ma senza trasporto. L'unico a farlo con genuina spontaneità è stato l'amico Matteo Berrettini, protagonista con Sinner del trionfo azzurro in Davis. Quando ha preso la parola per il suo discorso a braccio (Paolini se l'era scritto su un foglietto per non emozionarsi troppo), “The Hammer” ha riservato un pensiero realmente affettuoso al rosso di San Candido: "Ho vissuto in prima persona i successi delle ragazze, quando potevo andavo a vederle e ho preso energie da loro. Poi c’è stato anche un ragazzo altoatesino che ci ha aiutato un pochino“.