Chiesa si sente un'ala
Chiesa si sente un'ala

Su 100 figli o parenti d'arte in 90 diranno che assieme ai vantaggi ci sono anche i contro, le occhiatacce dei compagni o dei rivali e lo scetticismo di chi li vede sempre come raccomandati ma tra quei 10 che non la pensano così c'è Federico Chiesa che si confessa all'Equipe tra Juventus ed Euro2024.

Chiesa ricorda la sua infanzia

L'attaccante parte dall'infanzia nell'intervista al giornale francese: "Ero un bambino introverso e timido. Mia madre mi iscrisse alla Florence International School e mi piacque molto. Ha avuto un impatto enorme sulla mia vita e sulla mia crescita come calciatore. Gli alunni provenivano da tutto il mondo, da tutti i continenti. Incontrare, conoscere e capire tante persone di culture diverse, confrontarsi con loro, mi ha aiutato ad aprire la mente e mi è stato molto utile».

Nessun peso per essere figlio di Enrico Chiesa

Tutti sanno chi è il papà di Enrico: «Sono cresciuto con il pallone, guardando mio padre giocare. Indossavo le maglie che collezionava. C’è questa foto di me bambino in braccio a lui in campo quando giocava nel Parma, ho un video di me che calciavo il pallone nel salotto di casa. Non ricordo quel periodo, ma c’è una storia che mi ha raccontato mio padre. Gigi Buffon venne a stare da noi e mi spaventò. Era un omone, massiccio, con questo sguardo...i capelli raccolti, non lo conoscevo, avevo paura di lui e mi sono messo a piangere».


«Nella scuola italiana, dai 6 ai 10 anni, conoscevano mio padre, quindi c’era un po’ il problema di essere figlio di una persona famosa e questo poteva attirare l’attenzione su di me. Ma nella scuola internazionale non sapevano quasi nulla di calcio, quindi non sapevano chi fosse o cosa avesse fatto.  Non c’è mai stato quel peso, quella difficoltà di essere il figlio di… Il nome non è mai stato un peso da portare. Anzi, il contrario. I miei genitori mi hanno sempre permesso di giocare a calcio senza pressioni e di seguire il mio sogno in Serie A. E mi ha aiutato avere i consigli giusti e preziosi di un padre calciatore».

Chiesa si sente vicino al top della forma

In Germania Chiesa è partito fortissimo agli Europei, migliore in campo con l'Albania: «Sono tornato molto vicino al livello a cui ero prima della battuta d’arresto. Ora si tratta di diventare ancora più forte. I “top”, i campioni, usano e sfruttano la loro determinazione e forza mentale per superare le difficoltà e migliorare».

Chiesa parla del suo ruolo

Pensando anche alla Juve il giocatore rivela il ruolo preferito: «Il posto in cui mi sento più a mio agio è l’ala. Ed è anche dove sento di rendere al meglio. Naturalmente, con l’avanzare dell’età, quando il calcio diventa un lavoro, il divertimento viene spesso messo da parte. E lo stesso vale per gli allenatori. Ci sono aspetti tattici, più pressione… Ma il calcio che gioco oggi è lo stesso che giocavo da bambino. Quando prendo in mano il pallone, mi diverto allo stesso modo. Mi piace ancora giocare, segnare, aiutare i miei compagni e dribblare. Quello che voglio è rimanere un top player per diversi anni, perché è questo che fa la differenza. Non sono una o due stagioni ai massimi livelli a segnare una carriera e a fare la differenza quando finisce. È la continuità e la longevità».
 

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